1. Le infezioni ospedaliere

Il tema delle infezioni ospedaliere è noto e lo abbiamo già trattato con un altro articolo.

Perché parlarne nuovamente?

Il principale motivo con cui le strutture sanitarie si difendono in sede di contenzioso è rappresentato dalla produzione di protocolli aziendali atti a dimostrare l’attuazione di corrette norme antisepsi.

Sul punto si è pronunciata la Corte di Cassazione (Sezione III Civile, n. 11599 del 15/06/2020).

 

  1. La sentenza 11599/2020

Viene ribadito un principio noto (cfr sentenza 28991/2019):

“… ove sia dedotta la responsabilità contrattuale del sanitario per l’inadempimento della prestazione di diligenza professionale e la lesione del diritto alla salute, è onere del danneggiato provare, anche a mezzo di presunzioni, il nesso di causalità fra l’aggravamento della situazione patologica (o l’insorgenza di nuove patologie) e la condotta del sanitario, mentre è onere della parte debitrice provare, ove il creditore abbia assolto il proprio onere probatorio, la causa imprevedibile ed inevitabile dell’impossibilità dell’esatta esecuzione della prestazione”.

E risulta inoltre esplicitato un concetto fondamentale:

la semplice produzione dei protocolli previsti in ospedale per le medicazioni in fase post-operatoria è stata ritenuta insufficiente ad integrare la prova liberatoria, da parte della struttura, che il danno subito dalla paziente si fosse verificato per causa a sé non imputabile”.

 

  1. Conclusioni

Premessa l’importanza di un’accurata valutazione caso per caso di ogni evento inquadrabile quale infezione ospedaliera, è importante sottolineare quanto recentemente statuito dalla Corte di Cassazione: la produzione dei protocolli ospedalieri antisepsi non è sufficiente a dimostrare l’assenza di responsabilità della struttura.

 

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