Visitare un danneggiato tramite la video visita e redigere la perizia di parte, oltre a far partecipare Giudici, Avvocati e CTP immaginando una CTU in videoconferenza è o no una buona idea?

 

In questo delicato periodo storico bisogna trovare gli strumenti adatti per proseguire una vita, specialmente lavorativa, il più possibile “normale”.

Nel caso delle richieste di risarcimento per responsabilità medica il termine “normale” sottintende, anche e soprattutto, tentare di garantire il più possibile  la correttezza delle procedure, con il fine di aumentare le possibilità conciliative.

 

Considerando il fatto che le misure restrittive degli spostamenti  in questo periodo, sommate anche alla crescente paura di contagio dei professionisti che lavorano a contatto con il pubblico, specialmente dei medici, sta praticamente impedendo il normale svolgersi di moltissime attività lavorative, la tecnologia potrebbe senz’altro venire in soccorso.
La domanda che mi pongo io è, al di là delle “soluzioni facili” è

 

Quali sarebbero i vantaggi e gli svantaggi di una ipotetica CTP e  CTU in videoconferenza?

 

La risoluzione dei problemi tempo- spazio non è sicuramente qualcosa da sottovalutare: consentirebbe di seguire i contenziosi e svolgere integralmente la funzione di consulente di parte in più luoghi e con uno scarto temporale irrisorio.

L’annullamento della distanza, ad esempio, agevolerebbe di molto il CTP e il periziando inoltre  il CTU o il collegio peritale nell’organizzazione di una CTU conciliativa, che troppo spesso presenta la difficoltà di far presenziare tutte le parti.

Il rischio, in questo caso, è quello di perdere  facilmente la concentrazione: sappiamo che non tutti sono abituati alle videoconferenze. La tendenza è quella di distrarsi, e perdere dei punti salienti che potrebbero invece essere determinanti. (si potrebbe ovviare a questo registrando la video conferenza in maniera tale da poterla rivedere). 

Altra problematica nasce nel momento in cui il medico legale deve mettere “le mani “ sul  danneggiato per verificare la soggettività del danno.

Oltre a ciò, la CTU in videoconferenza comporterebbe la trasmissione di informazioni e dati di carattere medico per via telematica, mettendo a rischio la riservatezza dei dati personali del paziente, che può essere violata, intenzionalmente o accidentalmente. Il rischio che questi dati possano trapelare all’esterno c’è, e non è assolutamente da sottovalutare durante lo svolgersi di un contenzioso.

 

Certo è che il “dono dell’ubiquità” che fornirebbe questa soluzione fa gola, perché 

consentirebbe di svolgere integralmente le funzioni di consulente di parte in più posti nell’arco di poche ore, direttamente dalla propria scrivania.

 

Caso a parte è quello del periodo “Coronavirus”

 

Non considerare gli strumenti tecnologici di comunicazione in questo periodo storico sarebbe mettersi un velo di fronte agli occhi: la situazione è grave, e io sono sicuramente dalla parte del “a mali estremi estremi rimedi”.

Viviamo un periodo storico in cui persino i servizi minimi alla salute non sono garantiti, uno scenario a dir poco preoccupante sia per chi è malato ma anche per chi non lo è.

Nell’ottica dello sforzarsi di garantire alla cittadinanza una rete di servizi che sia intaccata il minimo possibile sull’onda dell’epidemia, tutti gli strumenti che possono essere utili per la normale prosecuzione dei servizi al cittadino non possono e non devono a mio parere essere sottovalutati, seppur con le dovute accortezze e precauzioni.