[vc_row][vc_column][vc_column_text]In tema di responsabilità medica, negli ultimi anni, la Corte di Cassazione ci ha permesso di tornare a parlare di Errore Diagnostico.
Con la sentenza n. 47448/2018, i Giudici della Corte Suprema hanno definito meglio questo tema.
L’errore diagnostico si verifica quando un medico, in presenza di uno o più sintomi del paziente, non riconosce la malattia nota alla scienza oppure li riconduce a una patologia sbagliata.
Ma non solo, secondo l’ultima sentenza, l’errore diagnostico è tale, anche quando il sanitario non sottopone il paziente a controlli e accertamenti che sarebbero utili per formulare una corretta diagnosi.
Inoltre, i giudici precisano che, visto che i sanitari si trovano di fronte a una sintomatologia idonea a condurre alla formulazione di una diagnosi differenziale, rientra in una condotta colposa anche il medico che non la effettua, rimanendo alla diagnosi iniziale, nonostante la sintomatologia lamentata del paziente lo consiglierebbe.
Con diagnosi differenziale si intende il procedimento con il quale il medico, per individuare la corretta malattia, tende ad escludere le varie patologie possibili in base ai sintomi del paziente e all’esito degli esami effettuati.
Come ribadito dalla sentenza n.15178 del 2018, in merito ad un errore diagnostico derivato da un’omessa prescrizione di esami di base necessari, dal rapporto terapeutico tra paziente e medico deriva l’obbligo giuridico per quest’ultimo di agire per tutelare la salute e la vita del primo.
Quindi per il nesso di causalità, che si ha quando si riscontra che senza l’omissione del sanitario l’evento dannoso subito dal paziente si sarebbe verificato più tardi o con minore intensità lesiva, siamo di fronte a una responsabilità medica.
Questo si verifica, secondo la sentenza n. 24073 del 2017, con un criterio di prevedibilità oggettiva, in base a regole statistiche e scientifiche, verificando se senza la condotta colposa si poteva o meno impedire l’evento dannoso o se questo non si sarebbe in alcun modo potuto evitare.
Dunque, i soggetti rimasti danneggiati a seguito di un errore diagnostico commesso dal personale medico, hanno diritto a ottenere un risarcimento per tutti i danni subiti, patrimoniali e non patrimoniali.
Un diritto che si ha, anche quando viene accertata in ritardo una grave patologia, anche se questo non abbia inciso negativamente sull’evoluzione, prognosi e trattamento della stessa.
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